venerdì 14 giugno 2013

VILLE ACCERCHIATE DAL CEMENTO

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Ricopiamo dal manifesto della biciclettata il testo
VILLE ACCERCHIATE DAL CEMENTO

L’indice padovano di superficie degli insediamenti commerciali di grande distribuzione è quasi il triplo rispetto agli standard europei e ogni giorno nei centri urbani chiudono decine di piccoli negozi. Eppure si continuano a realizzare nuovi centri commerciali che quasi sempre si collocano inoltre in luoghi sensibili da un punto di vista paesaggistico ed ambientale.
È questo ad esempio il caso del nuovo centro commerciale previsto dal Comune di Abano ai confini del complesso monumentale di Ca’ Mocenigo che, oltre alla bella villa settecentesca in cui soggiornò Casanova, comprende un oratorio, due barchesse e diversi essiccatoi per il tabacco, un tempo coltivato nelle vicine campagne. Una testimonianza fondamentale dell’opera di bonifica e valorizzazione agricola avviata dal XV secolo dalla nobile famiglia veneziana nell’entroterra veneto.
È anche il caso del centro commerciale progettato a Due Carrare. Un ecomostro con una superficie coperta di quasi 3 ettari e con parcheggi scoperti per 800 posti auto, che cementificherà irreversibilmente terreni utilizzati a fini agricoli, ma soprattutto deturperà il contesto di due tra i più importanti complessi monumentali del Veneto: il Castello del Catajo e Villa Dolfin. La costruzione del Castello del Catajo, alle pendici del Parco dei Colli Euganei, risale al XVI secolo, e nel suo parco sono oggi visitabili numerose piante secolari. Ai confini dell’area destinata al centro commerciale vi è anche la tenuta, vincolata dalla
Soprintendenza, di Villa Dolfin, risalente al 1700 o oggi sede di una fiorente azienda agricola.
Delle 3.782 ville venete costruite tra il ‘600 ed il ‘700, solo il 22% si può considerare ancora inserito in un contesto davvero agricolo. Se si distruggono le relazioni tra le ville e la campagna, le ville stesse, anche
quando ben conservate, “sopravvivono senza dignità e senza respiro soffocate dalle brutture » (Salvatore Settis).
Enti locali e Regione non possono restare indifferenti di fronte a tanto scempio perché l’alluvionamento urbanistico non deriva da una ineluttabile calamità naturale, bensì da precise scelte di pianificazione e
programmazione territoriale.

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